Nella vita ho sempre avuto una grande paura, quella del rimpianto, per questo mi sono sempre buttata senza pensarci troppo.
A volte ho preso delle grandi batoste, ma non mi sono mai pentita delle scelte fatte.
Credo di essermi pentita solo due volte nella vita, la prima è stata la scelta di abbandonare un lavoro che amavo per una ripicca, la seconda è stata quella di aprire la mia anima a persone che non meritavano la mia fiducia.
Entrambe le scelte mi hanno creato insicurezza e ferite che ho impiegato anni a curare. Più cresci e più avrai difficoltà ad aprirti agli altri, più cresci e più sarai restio ai cambiamenti.
Ora che ho 46 anni mi piacerebbe avere la spensieratezza e la libertà di quando di anni ne avevo 20.
Molti pensano che la libertà sia solo una questione di testa, anche, ma alla mia età ottenere la libertà significa spezzare le catene che la società moderna ci ha imposto.
Sin da piccoli veniamo indottrinati a studiare, ottenere un posto fisso, comprare una casa, sposarci, fare figli , lavorare fino alla pensione e morire.
Può andare bene per molti, ma forse non va bene per me… o per te. La mia prigione per tanti anni è stata la mia mente.
Mi sono annichilita in un lavoro che non mi piaceva, in una vita fatta di doveri e sacrifici, oppressa dal mutuo e dalla continua necessità di denaro per soddisfare la compulsione al consumismo che ormai caratterizza la nostra società.
Non leggevo più, non scrivevo più, non viaggiavo più, la stanchezza dovuta ai ritmi frenetici del lavoro era tale che non avevo più voglia neanche di uscire per una pizza , mi pesava anche fare la consueta chiamata quotidiana a mia madre.
Principio di depressione, esaurimento? Forse. O semplicemente la consapevolezza che qualcosa nella mia vita non funzionava più.
Poi c’è stata la rottura, non so come è avvenuta ma un giorno mi sono guardata allo specchio e mi sono accorta di non essere felice.
La creatività che un tempo faceva parte di me ha cominciato a risvegliarsi, a far sentire la sua voce, non sapevo cosa, ma volevo creare qualcosa con le mie mani.
Poi c’è stata la scintilla di voler costruire tavole da surf, la vocazione, come la chiamo io . Ci ho messo un anno e mezzo per avere il tempo e i mezzi per pagarmi un corso di shaping e da quel momento il cambiamento è stato inarrestabile.
Cambiare è doloroso, ti annienta, ti confonde, ti rende fragile, è un percorso inesorabile che abbraccia tutti gli aspetti della tua vita e si ferma solo quando è finito.
Io non ho stravolto la mia vita, non ho fatto una tabula rasa che avrebbe fatto soffrire e sarebbe ricaduta su chi mi sta vicino.
Io sono cambiata dentro. Ho cominciato a parlare, a imporre le mie scelte e a capire che la vita che conducevo non andava più bene per me.
Ripeto, non va bene per me, non dico che è sbagliata, solo che io non mi ci ritrovo più.
La mia strada per il cambiamento di vita ha ancora qualche catena da spezzare. Le cose importanti richiedono tempo e pazienza, non si può ottenere tutto in modo facile o immediato, bisogna lavorarci ogni singolo giorno.
Il cambiare vita non significa cambiare città o lavoro, ma significa anche interrogarsi e rispondersi con sincerità.
Guardati allo specchio e chiediti se sei felice, affronta la tua risposta con sincerità, solo così potrai iniziare a lavorare sugli aspetti della tua vita che vuoi cambiare, piccoli o grandi che siano.
Non è mai troppo tardi . Come disse Ghandi, che amo molto citare, “Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo“. ❤️