Gli ultimi due anni non sono stati facili per nessuno, abbiamo dovuto guardare in faccia le nostre più grandi paure e subire pesanti limitazioni della nostra libertà.
Da quando è ricominciata la nostra vita “normale” ho sentito ancora più forte la necessità di vivere all’aperto, di prendermi cura delle persone e degli animali, di fare attenzione all’ambiente.
Consapevolezza.
Averla raggiunta è stato un grande traguardo ma mi ha fatto capire quanto ancora fossi chiusa in una gabbia, quanto ancora non avessi il coraggio di andare a vivere la mia vera vita. Ma qual è la mia vera vita?
È quella in cui non devo stare un’ora in macchina per andare al lavoro, innervosirmi per trovare un parcheggio e chiudermi in un ufficio dove, a parte chi ci lavora e che è parte della famiglia, ho a che fare con gente bieca e mediocre.
Nella mia vera vita scrivo e creo tavole da surf, faccio volontariato in gattile e vado a fare surf o sup quando voglio.
Nella mia vera vita non devo timbrare un cartellino ma posso lavorare e viaggiare senza sentirmi in colpa per il lavoro e senza avere limiti di tempo.
Ma la mia vera vita deve aspettare ancora. Penso sia giusto per me stessa pensare in modo positivo anche se spesso la stanchezza e la demoralizzazione me lo rendono difficile.
Devo fermarmi e ricominciare tutto a piccoli passi, un giorno alla volta.
Le cose importanti richiedono tempo, non bisogna però mai perdersi nell’attesa, altrimenti sarà stato tutto inutile.